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Ainé ci racconta “BUIO” : “LA MUSICA CI FA SENTIRE VIVI”

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E’ disponibile dal 19 aprile su tutti i digital stores “BUIO” il primo capitolo di un concept album diviso in due parti di Ainé.

“BUIO” rappresenta un vero e proprio diario emotivo che racconta in musica l’elaborazione di una separazione e la successiva rinascita.

Chi meglio di lui poteva raccontarci questo progetto? Noi di Honiro Journal lo abbiamo intervistato!

Da cosa deriva l’esigenza di rinascere, e come si può avere il coraggio alcune volte di fare questa scelta? Di lasciare ciò che conoscevamo e andare avanti?

Prendendo ispirazione dalle mie esperienze personali, con questo progetto ho voluto raccontare come io sia riuscito, attraverso la musica, ad affrontare un determinato periodo della mia vita e ricominciare, rinascere. Ho descritto in musica un anno intero, associando all’emotività di ogni mese una traccia. In questo progetto ho voluto dare voce in particolar modo ad un momento che molti hanno vissuto: la separazione da qualcuno o qualcosa di importante. Credo però sia fondamentale sottolineare anche come il più delle volte, quando si presenta un momento difficile, vorremmo solo fuggire, evitare in qualche modo di affrontarlo. Invece è importante vivere anche questi periodi, perché solo così si capisce che dopo la tempesta c’è sempre la calma.

In “Lacrima”, che è il primo tassello di questo EP, affermi “non mi riconosco più”. In che modo il processo creativo di questo progetto ha aiutato a riconoscerti?

Lacrima è la prima pagina di questo diario, racconta proprio il momento di distacco, di separazione, quel periodo in cui non ti riconosci più perché vieni assalito da queste emozioni, ma con il tempo, con le esperienze, con la musica, ci si riesce a ritrovare, a conoscersi nuovamente e anche a rinascere quindi a conoscere una nuova versione di se stessi.

Sempre in “Lacrima” racconti come a volte basterebbe poco per stare bene. Questa prima parte del progetto si intitola “BUIO”, mi piaceva quindi chiederti come si può riuscire a scorgere anche nel buio le cose belle, quel poco che basterebbe per farci stare bene?

A volte il mondo in cui viviamo, la società, il lavoro, questa frenesia, ci fanno perdere di vista le cose vere, importanti, della vita. Sono convinto che spesso basterebbe veramente poco per comprendere quanto in realtà siamo fortunati, ma credo che altrettanto spesso quel poco non venga considerato o visto. Nei momenti di buio spesso si fa l’errore di non dare attenzione a nulla che non sia negativo, in realtà credo che anche i momenti “no” siano in realtà solo un nuovo inizio, alla fine la vita è fatta di momenti migliori e di momenti peggiori, ma è normale che sia così. Attualmente credo di aver raggiunto una maturità, sia dal punto di vista artistico sia personale, che mi ha permesso di affrontare tematiche come quelle che ho trattato in questo album. Ho voluto dare voce proprio a queste emozioni perché immagino che quelle del disco siano tracce in cui ognuno di noi potrebbe rivedere un tassello della propria storia.

In “Scappare” invece racconti come “possiamo anche ricominciare, vivere storie diverse, lontani anni luce da noi”. Come si può comprendere che, molte volte, amare una persona significa anche lasciarla andare?

Anche quella è una grandissima forma d’amore, sia lasciare andare che lasciarsi andare. Ciò che hanno in comune è la speranza di stare meglio. Se in un determinato momento della propria vita si avverte la necessità di lasciare andare o di lasciarsi andare significa che c’è un motivo. Bisogna quindi fermarsi e prendersi il tempo per ricostruire, a volte anche ricominciare da capo, sia che sia con persone diverse sia con la stessa persona.

“C’è qualcosa che mi muove e che proteggerei”
cosa ti muove a fare musica e cosa vorresti proteggere con la tua musica?

Sicuramente vorrei proteggere me stesso, ciò che sono, la mia libertà artistica, la mia essenza, la mia personalità. Ciò che mi muove a fare musica invece credo sia il bisogno di trovare una valvola di sfogo per raccontare le emozioni che provo, ciò che avverto. Mi ritengo una persona molto sensibile e quindi cerco un modo per rendere il più leggeri possibile la testa e il cuore. Credo che la musica ci faccia capire che siamo umani e che siamo vivi.

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CARRESE torna sulla scena con ”Riflesso”

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Con il suo nuovo singolo “Riflesso”, in uscita il 24 gennaio per SONO Music GroupCARRESE ci accompagna in un viaggio intimo tra vulnerabilità e resilienza. Prodotto da Vincenzo Pizzi e distribuito da Virgin Music Group/Universal Music Group, il brano è un manifesto di smarrimento e ricerca interiore, scandito da una produzione moderna che mescola elettronica e malinconia.

Nel testo, CARRESE si mette a nudo, confessando paure, insicurezze e la difficoltà di confrontarsi con un mondo che sembra chiedere sempre troppo: Mi chiedi perché voglio restare così a raccontarmi storie / Solo per distruggere il finale / Perché non credo mai in un lieto fine.

La voce profonda e toccante dell’artista si intreccia con un beat elettronico che sottolinea i contrasti tra fragilità e determinazione. In “Riflesso” emerge una protagonista che si trova davanti a uno specchio senza vedersi, lontana dal mondo e dalle sue aspettative:

“Lontana da un mondo / Che mi chiede di te / Sono ferma davanti a uno specchio /

Ma non ho un riflesso”

Dopo una lunga pausa, CARRESE torna, dunque, con un singolo introspettivo che rappresenta un incontro con sé stessa e una riflessione sul dolore, la perdita e il cambiamento.

Ho scritto “Riflesso” dopo una triste notizia –  racconta l’artista – Era difficile provare dolore, eppure il dolore era grande. Era difficile piangere, eppure le lacrime mi soffocavano. Chiusa nella mia apatia, ho mentito a me stessa tanto da non vedere più il mio riflesso, tanto da sparire. Ho composto questo brano per cercare delle risposte, per tornare a vedermi.

Con la sua voce profonda e la capacità di tradurre esperienze intime in musica, CARRESE ci guida in un viaggio fatto di introspezione e trasformazione. Riflesso è solo il primo tassello di un nuovo capitolo artistico che promette di conquistare il pubblico con autenticità e passione.

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Un flusso di emozioni che ha il sapore diBorghetti, il nuovo brano di Sciclitano

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Un flusso di emozioni che ha il sapore di Borghetti, il nuovo brano di Sciclitano in uscita il 24 gennaio per Honiro Label.

Suoni dinamici, tra note di pianoforte e ritmiche hip hop, che ripercorrono la grande sfida: comprendersi, ascoltarsi, dare alla propria storia e al proprio racconto il senso che merita. Soprattutto quando viviamo in prima persona ciò che proviamo, non è semplice darne forma o parole, per paura di rendere concreta la propria emotività, per paura di non dare il giusto valore alle cose. Ma, come ci insegna la vita di tutti i giorni, una volta che ci lasciamo andare, gli occhi con cui leggiamo il mondo e noi stessi cambiano per sempre. Ogni volta che scrivo è semplicemente un flusso di coscienza immediato, è la proiezione di me stesso su un foglio. Dei giorni mi alzo in un modo, altri giorni in un altro. Ed è questo che influenza più di tutto la mia scrittura. Spiegare cosa racconta una mia canzone mi risulta spesso complicato: ogni testo è composto da tanti episodi della mia vita, da ciò che “fotografo” ogni giorno’’. – ci racconta l’artista.

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Quando la penna è tagliente come i denti di ”Nosferatu”, il nuovo brano di Lamia

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Quando la penna è tagliente come i denti di Nosferatu, il nuovo brano di Lamia, in uscita il 17 gennaio per Honiro Label.

Il suono inconfondibile, tra G-Funk e rap contemporaneo, che contraddistingue la giovane promessa, arricchisce un racconto fatto di tecnica quanto di volontà di dare un senso ‘’controculturale’’ alla direzione dell’industria musicale italiana. Non mancano lo spirito critico e l’ironia, come non manca un’idea alternativa al sistema attuale: cercare di fare la differenza attraverso il proprio racconto e le proprie capacità, oltre la logica e la strategia, che è pur sempre fondamentale, e, soprattutto, oltre al fabbisogno di sopravvivere nell’apparenza e nella percezione degli altri.“Nosferatu”, il vampiro, la massima espressione della mia identità e del mio personaggio. Il fulcro del pezzo è racchiuso nella frase “mi sento nosferatu”, cioè solo, distante dalla realtà in cui l’artista deve sopravvivere, in disaccordo con ciò che accade’’ – ci racconta l’artista.

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