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Intervista

Drimer presenta il nuovo album Crashtest:” Un mix di emozioni che spero possa arrivare all’ascoltatore!”

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Drimer ha rilasciato Crashtest, un nuovissimo progetto tutto da ascoltare! In onore di questa occasione, noi di Honiro Journal abbiamo scambiato una lunghissima chiacchierata con l’artista!

Ciao Drimer, quando hai iniziato a muovere i primi passi in questo mondo? 
Ciao ragazzi! Mi sono avvicinato al rap intorno ai 12-13 anni. Erano gli anni di Applausi per Fibra e Dentro alla Scatola, le due hit dell’epoca che per prime mi fecero interessare al genere. La spinta finale, paradossalmente, è arrivata invece dall’ambiente famigliare: la maggiore delle mie sorelle, adolescente all’epoca, era un grandissima fan di Eminem. Costretto a vederne il film, 8 Mile, mi innamorai definitivamente e iniziai a scrivere le mie prime rime e – scoperto si potesse fare anche in italiano – i miei primi freestyle. Da lì, con i primi brani registrati negli home studio di qualche amico e soprattutto con le prime battle di freestyle, ho iniziato il mio percorso.

“Restare solo” è un singolo contenuto anche nel tuo nuovo album, tratta un argomento molto particolare come quello della solitudine. Come sei riuscito a costruire una traccia simile?
Abbiamo abbozzato Restare Solo durante la primissima session dell’album, addirittura nel Dicembre del 2019. Io e Ric ci siamo ritrovati negli studi dell’Accademia del Suono di Bologna, dove con i ragazzi del gruppo Deamante abbiamo prodotto le prime bozze di strumentali. Tra queste c’era proprio Restare Solo, nella quale non a caso si possono sentire la voce e la chitarra di Simone Saba e Dessa, rispettivamente il cantante e il chitarrista del gruppo. L’atmosfera del beat mi aveva da subito catturato per la sua malinconia: le parole, il giro e la melodia del ritornello sono uscite istantaneamente e le abbiamo registrate già allora. Il resto del pezzo, invece, l’ho scritto nei mesi successivi, quelli del lockdown soprattutto.
Io il CoVid, per fortuna, non l’ho sperimentato sulla mia pelle, ma l’ho comunque vissuto completamente da solo, chiuso nel mio monolocale a Milano con tutti gli affetti lontani. Ciò mi ha portato a riflettere molto sulla solitudine in generale, e su tutti quei rapporti che, negli anni, per varie cause si sono interrotti. Restare Solo è stata la canzone in cui ho potuto sfogare tutte le ansie e la malinconia che queste riflessioni mi hanno dato. Ci è però piaciuta l’idea di mantenere un piglio movimentato e attivo, nel pezzo: l’intenzione finale, insomma, è stata quella di cantare cose tristi ma facendo ballare chi ascoltasse, tipo Alors on Danse.

Drimer ha rilasciato Crashtest, l’album ricco di novità e dal sound particolare

A proposito di album, il 21 Maggio sarà fuori Crashtest! Raccontaci un po’ la storia di questo nuovo progetto. 
Ho iniziato a scrivere e pensare Crashtest verso la fine del 2019, pochi mesi dopo l’uscita del mio album La Prova Vivente. Il momento era propizio, e io che non ho mai fatto passare troppo tempo tra un progetto e l’altro volevo subito rimettermi all’opera per partorire un nuovo lavoro. All’inizio dell’anno scorso avevo già diversi brani per le mani – molti dei quali, anche se con diverse rivisitazioni, sono effettivamente rientrati in Crashtest, ma poi è arrivato il CoVid. Come credo sia accaduto per tutti, si è trattato di un imprevisto enorme, per via del quale i lavori hanno subito un rallentamento. Alla fine, nonostante le intenzioni iniziali, il disco è quindi uscito a due anni di distanza. Ciononostante, credo che io e Ric siamo riusciti a sfruttare positivamente la cosa. Questo tempo in più ci ha dato la possibilità di perfezionare il nostro lavoro, e alla fine il concept dell’album è venuto fuori proprio in conseguenza alla pandemia. Se con Inception, il mio primo album, avevo creato il sogno per me e per i miei ascoltatori, e con La Prova Vivente l’avevo vissuto, Crashtest è un po’ il racconto dell’impatto di quel sogno con la realtà, anche della pandemia. Dentro ci sono due anni davvero strani, pieni di risultati che non ho potuto festeggiare e di occasioni mancate per cause spesso da me indipendenti: spero quindi che il racconto di tutte le emozioni provate in questo periodo possa arrivare a chi l’ascolterà.

I tuoi precedenti album sono stati prodotti interamente da Ric de Large. Questa volta, anche se solo per due brani, hai deciso di coinvolgere anche altri produttori. Com’è stato confrontarsi con loro? E com’è farlo da ormai così tanto tempo con Ric de Large? 
Cosa che non avevo mai fatto prima, durante la lavorazione dell’album ho contattato alcuni produttori per dei beat. Sentivo che, per la creazione di alcune tracce che avevo in mente, collaborare con qualcuno di “esterno” avrebbe potuto aiutare. Essendo tuttavia uno che tende a collaborare molto poco sui suoi album, anche i produttori i cui beat ho finito per utilizzare sono stati appunto due soltanto, oltre ovviamente a Ric de Large: James Logan e No Label. Il primo, fortissimo producer del centro Italia, ha realizzato la strumentale di Scusa. Volevo un brano dal sapore moderno ma su cui rappare di brutto, e il suo beat (il cui nome ha peraltro dato il titolo al brano) era perfetto. L’altro producer, il padovano No Label, a sua volta un artista Pluggers, è un musicista molto particolare, il cui suono ha “sporcato” il disco in senso ovviamente positivo: Lex Luthor, che ha prodotto, è una delle tracce più sincere dell’album e tra quelle che preferisco.
Quanto a Ric, essendo ormai al terzo album insieme, la sinergia è totale: al netto dei problemi che la pandemia e il lavoro di entrambi possano aver dato, ogni volta che abbiamo avuto l’occasione di stare in studio insieme abbiamo realizzato qualcosa che poi è finito nel disco. Entrambi sappiamo ciò che l’altro può dare, e di disco in disco evolviamo sempre più proprio perché entrambi apprezziamo sperimentare, uscire dalla zona di comfort, superarci. Crashtest suona esattamente così.

Definire il mio sound risulta difficile!

Quale singolo di Crashtest, secondo te, rappresenta al meglio il tuo sound? Quale, invece, credi possa essere quello che arriverà per primo dritto negli ascolti degli amanti della scena? 
Definire il mio sound, credetemi, mi risulta davvero difficile. La quantità di suoni, stili e mood che con Ric riusciamo fortunatamente a raggiungere e creare fa sì che in ogni nostro progetto convivano tante anime diverse. Se dovessi scegliere un brano che mi rappresenti più come artista, comunque, sceglierei La Differenza con Clementino: la sua atmosfera nostalgica ma incoraggiante, il racconto del passato che si fa stimolo verso il futuro, il suono moderno e però allo stesso tempo fortemente ispirato al rap di un tempo sono tutte caratteristiche che tornano spesso nei miei brani.
Per quanto riguarda la canzone che potrebbe arrivare prima delle altre agli amanti della scena, anche qui le risposte potrebbero essere molteplici a seconda dei gusti: tra tutti i brani, però, credo che Scusa soddisferà molto quelli in cerca di rap e barre pesanti, mentre altre canzoni come Italia Marocco cattureranno l’attenzione degli ascoltatori maggiormente attratti dal suono e dagli stili più moderni.

“Il mio lessico è ricercato perché ti uccide”, così canti in Alarm. Più o meno quanto dura il processo creativo di un tuo brano? Dall’idea, passando per la stesura del testo e poi l’uscita….
Innanzitutto, per me è fondamentale il beat. Non sono mai riuscito a scrivere senza una base di riferimento, e tendo più a farmi guidare dalla strumentale piuttosto che a chiederne un tipo specifico per un pezzo che magari ho già in mente. Ci possono essere delle indicazioni o delle ispirazioni di base, ma poi sono le note e soprattutto l’atmosfera a muovere la mia penna. Una volta approcciata la scrittura, il tempo che impiego a chiudere il brano varia molto a seconda del tipo di canzone: per fare un esempio, in Crashtest convivono pezzi come Restare Solo e ‘020 Bonnie & Clyde, che ho più volte rivisitato lavorandoli mesi, e pezzi come Italia Marocco, che non ho proprio scritto (l’abbiamo fatta in freestyle). In generale, comunque, tendo a non impiegare troppo tempo per scrivere proprio perché mi piace la spontaneità nei brani che realizzo. C’è, d’altra parte, molto più lavoro dal punto di vista audio: dall’arrangiamento al master, passando per il mix, rompo davvero un sacco i coglioni ecco. Ciò avviene perché voglio che il prodotto finale non cambi nemmeno di una virgola rispetto a come ce l’ho in mente, così da far passare senza sbavature il messaggio che vi ho lasciato. Per sorridere con un aneddoto che può far capire che intendo, chiudo l’intervista ricordando quella mattina in cui, pochi giorni prima della consegna di Alarm appunto, costrinsi Ric ad aprirmi lo studio per registrare una “t”. Sì, una lettera, perché è “gilet” e non “gilé”.

Drimer ha rilasciato Crashtest, dimostrando di sapere quello che realmente vuole! A noi non resta che fargli i migliori auguri per il futuro, nel mentre avete ascoltato l’album? Che ne pensate?

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Intervista

PAOLA PIZZINO CI RACCONTA IL SUO SINGOLO “LOGICO”: “A VOLTE LASCIARE ANDARE SIGNIFICA AMARE DAVVERO”

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Dopo aver aperto concerti di artisti come Diodato e Max Gazzè e dopo un intenso percorso di performance live, è disponibile dal 14 dicembre su tutti i digital stores “LOGICO”(Macro Beats/distribuito da Artist First) il singolo d’esordio di PAOLA PIZZINO.

Disponibile anche in versione unplugged, “LOGICO” è un brano che si disegna tra la consapevolezza di voler abbandonare ciò che non è più razionale e la speranza di trovare riparo nel futuro.

Chi meglio di PAOLA PIZZINO poteva raccontarci questo brano? Noi di Honiro Journal l’abbiamo intervistata!

Essendo il tuo primo brano, non posso non chiederti da dove abbia preso vita l’ispirazione per questo titolo

La canzone si chiama “Logico” ma, in realtà, nel ritornello io dico “non c’è niente di logico” e forse è proprio in questo che risiede l’intero senso del brano. Infatti, se da sempre, nella vita, cerco di mantenermi più logica possibile, estremamente razionale nelle mie relazioni interpersonali, poi nella realtà esiste anche una mia parte irrazionale, illogica. Questo ossimoro nel titolo quindi, ripensandoci, è nato proprio spontaneamente.

Questo singolo rappresenta il tuo esordio ma sappiamo che, in realtà, tu hai alle spalle già molte performance dal vivo. Essendo reduci da un periodo in cui, purtroppo, durante la pandemia gli artisti emergenti hanno potuto esordire solo in digitale, cosa differenzia invece l’esordio di chi ha potuto prima esibirsi live? Che bagaglio di emozioni ha chi esordisce direttamente dal vivo?

È una domanda importante. Spesso mi è stato chiesto “come ti senti ora che è uscito il singolo?” e la mia risposta a questa domanda è che sono veramente felice, soprattutto perché finalmente tutte le persone che durante i live mi chiedevano dove potessero ascoltare i pezzi ora li potranno trovare anche in digitale. Il mio esordio quindi, per me, ha significato rispondere a questa domanda del mio pubblico. Onestamente però, allo stesso tempo, quando si parla di stream, di digital stores, avverto quanto mi manchi un po’ quella concretezza, quell’aspetto a cui i live mi avevano abituata maggiormente. Spero quindi vivamente che questi numeri si trasformino in un’esperienza dal vivo sempre più importante e sempre più bella.

Mi è piaciuto molto “LOGICO” versione unplugged perché, metaforicamente, oltre che un brano in acustico, mi è proprio sembrata la ricerca di un’autenticità particolare. Quanto è importante per te, nella musica ma anche nella vita in generale, avere il coraggio di mostrare la propria vera essenza?

Sono una persona a cui, da sempre, è piaciuto impegnarsi in tantissime cose, allo stesso tempo cerco sempre di essere credibile in tutto ciò che faccio. Credo che il segreto per essere autentici, paradossalmente, sia proprio non pensarci, non costruire nulla. Anche nel mondo musicale, ho sempre detto che per me tutto ciò che ruota attorno ai singoli ha un’importanza minore, è la concretezza che mi importa, esattamente come credo che, nella vita di tutti i giorni, sia la personalità ad essere il fulcro. Credo sia inutile costruire qualcosa che nella realtà non esiste, piuttosto conviene essere sinceri fin dall’inizio, imparando anche a spogliarsi dei filtri per essere credibili.

Dopodiché’ riprendo la vita che dico di volere, di meritare, così mi lascio andare, così ti lascio andare”. In che modo credi si possa comprendere, come racconti tu in questo brano, che amare una persona, a volte significhi proprio lasciarla andare?

Penso che logico racconti una storia che non era destinata a sopravvivere al tempo. Ancora oggi voglio bene a questa persona, siamo ancora in contatto e credo che sia stata proprio la nostra sincerità a portarci a compiere la scelta di lasciarci, la nostra decisione di guardarci negli occhi e raccontarci cosa, secondo noi, non funzionasse più. Lui ha dato le sue ragioni, io le mie, e credo che logico sia esattamente la narrazione della mia versione: io con lui ho avuto difficoltà a sentirmi me stessa, e quindi anche a lasciarmi andare. In questo singolo credo si possa anche scorgere una sfumatura di rabbia, ma anche il desiderio di essere felici e di andare avanti. Rispetto e fiducia credo siano stati gli elementi chiave per comprendere che lasciarsi andare fosse la soluzione migliore per dimostrare di volersi bene davvero.

Riempie un album di foto che mi dice chi sono io”. Quanto secondo te è difficile al giorno d’oggi trovare la propria identità, sia nel mondo musicale sia nella vita di tutti i giorni?

L’album che cito all’interno del singolo, effettivamente esisteva davvero. Avevo iniziato a raccogliere le fotografie di tutto ciò che consideravo un mio difetto e avevo intitolato questo album “accettati”. A distanza di anni, sempre come racconto nel brano, l’ho eliminato. Solo però dopo questo processo, solo dopo l’aver accettato i miei difetti, ho iniziato a trovare una mia identità, ad essere semplicemente me stessa, ho quindi iniziato a pensare che in qualsiasi occasione, sia nel mondo musicale, sia nella vita di tutti i giorni, non avrei mai voluto costruirmi un personaggio.

Nella cover del brano possiamo notare questa bruciatura, la carta quasi mangiata dal fuoco. Ti va di raccontarci come è nata l’idea dell’artwork?

Ci siamo mantenuti il più possibile minimal, sia io sia Macro Marco sia Alberto DeSeta che è il creatore dell’artwork. Siamo persone con questa determinata impronta anche nella vita, siamo fan della semplicità, “less is more”, come si dice. Quando mi hanno proposto questa cover ho detto subito di sì, con questa particolarità della sigaretta spenta sul titolo del brano che io ho interpretato come quel dettaglio che forse rende meno perfetto il tutto ma sicuramente più autentico.

Essendo questo singolo solo il primo passo di un viaggio appena cominciato, ti va di anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri, sui tuoi obiettivi?

Non vedo l’ora di quello che sarà, siamo in fase di trasformazione, abbiamo già altri progetti pronti e sicuramente farò uscire alcuni degli altri brani che ho sempre suonato live. Spero di arrivare a tanti!

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Intervista

Gianni Bismark racconta il nuovo album “ANDATA E RITORNO”. Tra i feat Noyz Narcos.

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Gianni Bismark torna sulla scena con il suo quarto album, “ANDATA E RITORNO”, disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali.

L’album è suddiviso in due parti: “ANDATA” e “RITORNO“. La sezione “ANDATA” presenta tracce come “Vita Mignotta” e “Parliamo delle stesse cose” con BRESH, mentre la sezione “RITORNO” include brani come “Te famo scuola” con NOYZ NARCOS e “Er Magico”. Il percorso musicale di Gianni Bismark si completa con la title track “Andata e Ritorno”. Una partecipazione straordinaria ha arricchito il progetto, quella di Alex Britti alla chitarra nel brano “Panni di un altro”.

“ANDATA E RITORNO” è il suo modo di trasportare i fan verso qualcosa di inedito, senza dimenticare le radici e abbracciando nuovi orizzonti. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere sulle tracce, lo stile ed i feat presenti nel nuovo progetto.

Il titolo “ANDATA E RITORNO” suggerisce un viaggio musicale attraverso due mondi, un ritorno in grande stile. L’album rappresenta il tuo presente, come ti senti ora come artista?
Non è mai facile auto-definirsi, sicuramente i miei fan e chi mi ascolta riescono a farlo meglio di me! In ogni caso avevo delle tracce pronte, tante. Il modo migliore per valorizzarle era dedicarmi ad un progetto in più parti. Volevo creare un mix tra la mia vena rap e quella del genere cantautoriale, senza cadere nel banale. Mi ero prefissato degli obiettivi un po’ più ambiziosi.

Hai scelto featuring molto interessanti per questo album, tra cui NOYZ NARCOS, BRESH, TIROMANCINO e NOEMI. Tutti artisti che hanno un vissuto musicale diverso tra loro. In cosa hanno arricchito te come artista?
Il bello di questi feat è che hanno lasciato tanto a me e al disco, spero che ascoltando le tracce passi questo messaggio. Da sempre la scelta dei miei featuring non è né casuale ne figlia di logiche di mercato. Dietro c’è stato un lavoro immenso, tanti momenti di confronto tra me e tutti gli artisti presenti. Un’empatia pazzesca, che ha raggiunto poi un bel livello di stima reciproca. Questo credo arricchisca pienamente un artista in generale.

Parlando del nuovo album hai dichiarato: “Non mi piace essere etichettato. A me piace fare musica e se un giorno mi esce una canzone diversa da quello che faccio la metto ugualmente nel disco.
Assolutamente e le confermo. Le etichette sono la cosa che meno sopporto. Sperimentare, cambiare, confrontarsi sono alla base della mia idea di fare musica. A maggior ragione, faccio fatica ad auto-definirmi.

“VITA MIGNOTTA” è il primo brano dell’album, perchè la scelta di uscire con questo singolo per dare il via al progetto?
Non capivo perchè, ma alcuni si aspettavano che tornassi con un album più pop e dalla vena esclusivamente cantautoriale. Questo singolo rappresenta in pieno il cantautorato-rap che dicevamo prima in tema di suono, perchè c’è sia quel richiamo al rap sia il mood cantautoriale. Volevo far capire da subito che sarebbe stato diverso dalle aspettative, che ero pronto a sorprendere con qualcosa di inedito, ma che nello stesso momento ricalcava tutte le sfaccettature del mio percorso come artista. Quindi si, “VITA MIGNOTTA” era il biglietto da visita perfetto.

Il brano “Panni di un altro” vede la partecipazione di ALEX BRITTI alla chitarra. Come è nata questa collaborazione e qual è stata l’esperienza di lavorare con un musicista del calibro di Britti?
Per me Alex è il miglior chitarrista di tutto il panorama musicale, sicuro al 100% di quello italiano. Non lo so, ha un modo di suonare che ti strega, qualcosa che secondo me non puoi definire del tutto. L’ho conosciuto per caso una sera insieme a Federico Zampaglione, mentre guardavamo Sanremo. Pare una cosa un po’ comica lo so [ride], però da li si è sviluppata una bella amicizia sfociata in una stima artistica. Quando ci sono tutti questi spunti, viene quasi naturale dare vita ad un pezzo insieme.

La tua musica ha spesso una forte connessione con Roma, tra l’altro con me giochi giochi in casa. Come la tua città natale continua a influenzare la tua musica?
Roma è tutto, ma questo lo sapete già e a quanto pare tu riesci a capirmi bene Fede [ride]. Roma mi accompagna passo passo, è la mia città, la mia compagna, la mia amica e sono fiero di averle dedicato una canzone in “ANDATA E RITORNO”. Perchè in questo album? Adesso era il momento giusto, la maturità giusta, le corse giuste per raccontare un amore diverso dal comune. Diciamo che il singolo per Roma, intitolato “La mia città”, è una punta di felicità che segna i due mondi presenti in tutto l’album.

E Noyz Narcos?
Un feat che credo sognavo da una vita. Un obiettivo ambizioso e una traccia che dovevo anche ai miei fan. Sono soddisfatto, ma anche felice di aver potuto lavorare con uno dei miei idoli. Per me è tra in singoli più significativi sia per una questione di affetto verso i miei ascolti, sia per la mia crescita come artista.

Questo è il tuo quarto album in carriera. Come descriveresti l’evoluzione del tuo stile e della tua musica da quando hai iniziato nel 2015 fino a oggi?
Sono sempre io, ma sono maturato e con me anche i temi, i suoni. Sono dell’idea che quando fai musica è giusto anche adeguarsi alle novità che si vivono. Le ispirazioni di oggi non possono essere quelle di ieri, ma obiettivamente pure per un fattore anche anagrafico [ride]. Diciamo che è un’evoluzione molto naturale. Questo album è più “suonato”, c’è qualche cura in più nei dettagli. Ho mixato tutto con il mio stile classico in chiave rap-urban. Ti dirò, credo che l’evoluzione sia stata proprio questa: non cancellare niente, ma unire più aspetti inediti con le mie caratteristiche di artista rap.

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Intervista

FRANCESCO KAIRÒS CI RACCONTA “IERI, OGGI, DOMANI”: “Questo singolo vuole essere un ritorno all’essenza della mia musica”

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Tutti noi abbiamo un passato che spesso ci torna in mente, quei ricordi che non siamo disposti a dimenticare, quella persona che ora vive nel nostro “ieri” ma che speriamo, prima o poi, di rincontrare, magari anche per caso, attraversando la strada o camminando su un marciapiede in un pomeriggio apparentemente come gli altri. 

Allo stesso tempo, tutti noi siamo quotidianamente accompagnati dai sogni, dall’immagine di quello che sarà il nostro futuro, e tutti siamo impegnati, ogni giorno, nel vivere il nostro presente. Arricchito da una sfumatura più sentimentale, e raccontato tramite la metafora di una storia d’amore, potremmo dire che sia questo il concept da cui prende vita “Ieri, Oggi, Domani” il nuovo singolo di Francesco Kairòs disponibile su tutti i ditigal stores per Similax Records e Believe Italia.

Francesco Kairòs, già co-autore di brani di Annalisa, Arisa, Ludwig, Anna Tatangelo e altri, torna con un brano avvolto di speranza e consapevolezza che ci trascina alla scoperta della cifra stilistica del suo universo musicale.

Chi meglio di lui poteva raccontarci “ieri, oggi, domani”? Noi di Honiro Journal lo abbiamo intervistato!

Spesso ci ritroviamo immersi nei ricordi o negli obiettivi che vogliamo raggiungere nel futuro, a volte, paradossalmente, dimenticandoci di vivere il presente. Come pensi potremmo imparare a capire quanto sia prezioso l’oggi?

Sicuramente ciò che è stato ieri, quindi metaforicamente il passato, delinea una traccia. Sapere da dove veniamo e dove vogliamo arrivare, quindi il futuro, è un concetto che ho sviscerato non solo in questo singolo, ma anche nei miei progetti precedenti. Personalmente rifletto spesso sul passato per riuscire a captare dalle esperienze trascorse degli strumenti o degli insegnamenti da poter utilizzare per migliorare il presente e il futuro, credo infatti che quest’ultimo non sempre si possa prevedere, ma di sicuro si possa costruire. Il brano è caratterizzato proprio dal concetto appena citato, raccontato con un taglio molto più relazionale e sentimentale.

All’interno del brano si possono scorgere molte sfumature di vita quotidiana, come il rivolgere un semplice “ciao” a qualcuno a cui vogliamo bene. Quanto la quotidianità, il tuo vissuto e in generale le esperienze che hai sperimentato in prima persona influenzano la tua musica?

La quota autobiografica è sempre molto presente nei miei brani, la quotidianità e il mio vissuto sono senza dubbio tra le principali fonti d’ispirazione per i miei progetti artistici. Credo che la musica non debba avere l’arroganza di voler spiegare agli altri cosa sia la vita o come dovrebbero viverla. Preferisco possieda quella sensibilità che permetta, tramite quest’arte, di raccontare esperienze vissute in prima persona. I piccoli gesti quotidiani, che possono essere un semplice saluto o il percorrere un tratto di strada insieme, nascondono un significato molto più ampio, molto spesso infatti utilizzo queste immagini nei miei brani in modo metaforico, per suscitare emozioni specifiche.

Tra le strofe di “Ieri, Oggi, Domani” si può anche ascoltare un “come stai?”. Anche questo probabilmente rappresenta un piccolo gesto che però, in periodi frenetici come il giorno d’oggi in cui si è un po’ persa l’abitudine di interessarsi agli altri, risulta un’accortezza preziosa. Come stai in questo momento della tua carriera?

Sto bene, grazie. Questo mio progetto arriva dopo tanti anni di dietro le quinte, di autorato e di scrittura per terzi. Il desiderio che mi ha portato a dar vita ad una dimensione musicale completamente mia deriva dalla necessità di stare bene, di essere felice ed emotivamente coinvolto nei messaggi che voglio trasmettere. Questo singolo è quindi a tutti gli effetti un ritorno all’essenza della musica, volevo metaforicamente tornare a quella passione, spontaneità e urgenza espressiva di quando ho cominciato a scrivere. Credo che le canzoni siano come delle fotografie, magari sono un perfetto ritratto di un periodo della propria vita ma dopo anni ci si accorge che attualmente quel racconto non ci non ci rappresenti più, nonostante questo però, rimane pur sempre un tassello fondamentale di quel rullino che è la propria vita.

Questo singolo trasmette proprio l’idea del tempo che passa, del susseguirsi di giorni e forse anche dell’imprevedibilità e le sorprese della vita. In tutto questo mutamento e in tutti questi cambiamenti, c’è una caratteristica, un fondamentale o un aspetto della tua musica che sai che, nonostante trascorrano gli anni, rimarrà per sempre simbolo della tua identità artistica?

Bella domanda, credo di riuscire a distinguere perfettamente le varie fasi che hanno attraversato la mia carriera musicale e i miei relativi cambiamenti personali o periodi di vita. Onestamente però, non mi sono mai soffermato sul pensare se, tutti questi passaggi emotivi e artistici, potessero essere legati da un fil rouge. Sicuramente tra il Francesco che anni fa ha iniziato rappando e muovendo i primi passi nel panorama musicale e il Francesco di ora, possiamo identificare come comune denominatore l’impronta riflessiva. Penso di non aver mai scritto testi particolarmente leggeri quindi, nonostante il mio approccio alla scrittura sia cambiato nel corso degli anni, credo che la quota conscious rimarrà sempre parte della mia personalità musicale.

Ti va di anticiparci qualcosa riguardo il tuo domani? Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Sto già lavorando al nuovo brano, che vedrà la sua pubblicazione con l’inizio del nuovo anno. Sicuramente c’è anche la volontà di dedicarmi ed iniziare a lavorare anche ad un progetto artistico più grande. Per ora sono felicissimo di comunicare tramite la musica, credo sia questo l’aspetto più importante.

Solitamente prima di concludere le interviste domando sempre se c’è qualcosa che non ti ho chiesto che ci tieni particolarmente che i nostri lettori sappiamo su di te, sulla tua musica, sui tuoi progetti… 

Anticipo che da Roma arriveranno presto molti nuovi progetti, sia da parte mia sia da parte degli artisti, producer e team con cui collaboro e con cui condivido la stessa visione stilistica.

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